PERCHÉ I BAMBINI ROM RUBANO?
Quando l’insegnamento civile si scontra con la burocrazia
Finalmente in concorso un film con le carte in regola per ambire alla vittoria finale. L’intensità della recitazione di Vincent Lindon, l’essenziale regia di Nicolas Boukhrief e soprattutto il tema che si tocca nella sceneggiatura... a proposito chi l’ha scritta? Perché nessun sito offre la scheda completa di questo film? È solo una dimenticanza o è un segnale di boicottaggio? Perché notizie di altri film in concorso, alla Festa del cinema, ne è pieno il web, ma di questo si riesce a recuperare appena una fotografia? Forse qualcuno ha già deciso che non dovrà vincere, o che sarebbe stato opportuno non farlo partecipare, quindi meglio dimenticarlo subito? Peccato! In barba all’internazionalità del concorso premieranno il solito filmetto nostrano triste, banale e mal recitato. Sì, inutile nasconderlo, le pellicole francesi sono notevolmente superiori allo squallore dei film italiani. Ma per i distributori la qualità non conta. Esistono solo gli affari, per loro. E il premio sarà assegnato, non certo per meriti artistici, ma per interessi economici, o magari per una manciata di clic, alias visualizzazioni. L’accusa è fatta: speriamo di essere smentiti.
Si diceva della sceneggiatura di Comme un fils che affronta un argomento delicato e finora raramente toccato: perché i bambini rom rubano? Perché nessuno riesce a «recuperare» la loro infanzia, a proteggerla, a rieducare una cultura che tutti siamo pronti a giudicare come incivile? Perché non s’interviene in favore di questi minori? Perché sono trattati diversamente dagli altri? Nicolas Boukhrief prova a catturare l’animo di uno di questi ragazzi (Stefan Virgil Stoica) per addentrarsi in un campo nomadi: nelle loro abitudini, nelle loro regole, nella loro «inciviltà», d’altronde, rubare è da considerare un atto punibile dal nostro codice (quello transalpino come quello cisalpino). Il regista porta sullo schermo questa deprecabile realtà affidandosi alla delicata recitazione di Vincent Lindon, il quale prende la storia per mano e la conduce con abilità, toccando appena i dolori del personaggio che interpreta, un professore allontanato dal liceo dove insegna perché stava sedando una rissa tra alunni, un marito vedovo, un padre orfano di figlio (entrambi morti in un incidente stradale), un’altra figlia troppo lontana, insomma un uomo colto che ama collezionare libri antichi, ma chiuso in una solitudine tormentata.
Questo stato d’animo gli consente di offrire la sua disponibilità intellettuale al ragazzo che ruba al supermercato e poi in casa sua. Con le buone maniere quasi lo «costringe» ad avere un rapporto di fiducia. Gli offre da mangiare, cerca di vestirlo meglio, gli propone di parlare sinceramente. Lo tratta come un figlio, ma un figlio irregolare. Un figlio che dal canto suo sente forte la necessità di fuggire, poi di tornare, di essere indeciso, fino a quando si arriva a un accordo tra i due, affinché il ladruncolo impari a leggere e a scrivere, Soltanto con gli attrezzi basilari della cultura ci si può sentire cittadini di una nazione e del mondo. Tuttavia il giovane rom è irregolare – e questo è il punto centrale del problema – perché nessuna istituzione, nessun ente nazionale, può aiutare il professore a strappare il ragazzo dalla crudeltà dello zio che lo picchia. Nessuna legge può intervenire in favore di un minore vittima di violenze se non ha i documenti in regola, se i genitori non esistono, se la volontà degli affidatari è contraria alla rieducazione del ragazzo.
Foto: Vincent Lindon e Stefan Virgil Stoica in «Comme un fils» di Nicolas Boukhrief