Raffaella Bonsignori, Federico Poggetti e Maximilian Nisi (© Annamaria Pieri) |
MICHELANGELO: IN VITTORIA C'ERA LA BELLEZZA DI OGNI ESSERE UMANO
Folgorata dall’interpretazione che Rutger Hauer fece di Michelangelo nel docufilm del 2012, Il cuore e la pietra, Raffaella Bonsignori ha scritto un dialogo per il palcoscenico dedicato non solo al genio, ma soprattutto alla sensibilità emotiva del Buonarroti. Ha realizzato un sogno, dice, che probabilmente covava da lungo tempo, e che ha trovato ispirazione nelle immagini del vecchio artista rappresentato da Hauer. Il Michelangelo del suo Fuoco sublime, titolo dell’opera (edita da Critica e Cultura, 2021), è un uomo giunto ormai agli sgoccioli dell’esistenza, stanco nel fisico, forse addirittura già in debito con le energie dei muscoli, ma la sua vitalità d’animo è ancora accesa dalla fiamma delle passioni che bruciano di sentimento più che mai vivo. È un artista stordito dai ricordi che, per disperazione, come in un impeto di sopravvivenza, hanno la forza di materializzarsi nelle confidenze che lo scultore espone al fedele aiutante, quel Francesco Amadori, detto l’Urbino.
Tuttavia, la stesura del dialogo, avvalendosi degli scritti michelangioleschi da cui è tratta la filosofia dell’artista sul senso estetico e morale della bellezza ideale e inafferrabile, sui limiti dell’arte, sulla caducità della vita, in particolare della vecchiaia che riduce le membra a «un ammasso di dolori», si concentra soprattutto sull’amore. Un amore dichiarato, ma nemmeno troppo, tanto nei sonetti quanto nei dipinti. Un legame – rimasto probabilmente insoddisfatto, quello con Vittoria Colonna – più spirituale che carnale, malgrado un’intesa intellettuale forte e pienamente condivisa, oltre che a un’attrazione intensa «che sembrò quasi un dolore». Un’amicizia alla quale l’artista consacrò comunque la sua arte: quando «i miei occhi si posarono su di lei non ci fu spazio per altro». Sono queste le battute che introducono il lettore al florilegio del ricordo portante che dà il sottotitolo al volume: Michelagnolo e Vittoria, compendio di una storia d’amore consumata dal desiderio per una donna «tanto bella quanto crudele, che conteneva la bellezza di ogni essere umano»; proprio come ogni taglio di marmo già conteneva la bellezza di un’opera scultorea.
Se sul piano storico l’atto unico della Bonsignori è certamente apprezzabile e le sue supposizioni, tra realtà documentale e fantasia di narratrice, oscillano in un delicato equilibrio costante che rende verosimile la trascrizione drammaturgica, teatralmente il testo fatica ad uscire dalle porte del monologo per affacciarsi concretamente sulla strada di un dialogo. La presenza di Urbino si esaurisce, infatti, nel riflesso delle battute del maestro, senza contrastarle, senza opporre il fianco del suo carattere. Il personaggio protagonista si appoggia sull’allievo come nei ricordi e lo permea della sua volontà. In esso ritrova talvolta la sua stessa memoria, quella dei suoi appunti disordinati, così si sente che è sempre lui che parla, da solo, nella stanza della casa romana dove a breve si spegnerà.
____________________
Fuoco sublime. Michelagnolo e Vittoria di Raffaella Bonsignori. Lettura interpretata da Maximilian Nisi e Federico Poggetti. Il testo, edito da Critica e Cultura (2021), corredato dal saggio storico-artistico, pagg. 118, può essere acquistato su Amazon (€ 4,00)