Massimiliano Gallo (Giulio), Fabrizia Sacchi (Claudia) |
MASSIMILIANO GALLO, IN VERSIONE PIROTECNICA
Tra le note che Ivan Cotroneo scrive, come avvertenza per la sua opera, si legge: «Amanti è una nuova commedia in due atti sull’amore, sul sesso, sul tradimento e sul matrimonio… etc. etc…». Lungi dal voler contraddire l’autore, ma per me e per i tanti spettatori che hanno affollato la platea dell’Ambra Jovinelli, dove lo spettacolo si terrà fino al 19 maggio, Amanti è prima di tutto una commedia pensata per far ridere. Che poco non è! Bisogna essere schietti e onesti: la sensazione più limpida che si accoglie a pieno animo, dopo circa due ore di recita, è un rilassato e gradevole benessere per aver goduto di un gran bel divertimento in totale spensieratezza. L’amore, il sesso, il tradimento e il matrimonio sono certamente gli argomenti presi a pretesto per costruire una storia ben congegnata, ma il risultato finale è che si ride. E non banalmente.
I temi trattati sono quelli che tutti conosciamo, quelli che abbiamo vissuto, che ci hanno reso felici e ci hanno fatto soffrire, che ci hanno esaltato e messo in imbarazzo, che ci hanno fatto sbattere la fronte sul muro di una realtà alla quale prima non avevamo mai pensato e che hanno trasformato un periodo della nostra vita dal bianco al nero e viceversa. Insomma, Cotroneo non ha inventato nulla di stravagante e il titolo ne è la conferma. Ha pensato a due coppie, formate, una da Giulio e Laura, e l’altra da Roberto e Claudia, che per motivi differenti decidono autonomamente di sottoporsi a un’analisi di coppia, che naturalmente prevede anche sedute singole, dall’algida dottoressa Cioffi. Quando, però, Giulio e Claudia, senza i rispettivi consorti, s’incrociano nell’androne del palazzo e per un caso fortuito si scambiano qualche parola, nasce anche il primo sorriso che fa scoccare la scintilla.
Quindi, durante l’intero arco della vicenda, si alternano le scene degli incontri tra i due amanti in una camera d’albergo posta a sinistra del palco, mentre, sulla destra, continuano le sedute psicanalitiche dei nostri quattro, vivaci e disperati, protagonisti. La scena, pratica ed elegante, è ideata da Monica Sironi, la quale con pochi arredi essenziali, ma con attenta esperienza, offre gli spazi giusti per due piccoli set cinematografici (o forse televisivi) dove si dovrebbero svolgere le riprese. Intendiamoci, non c’è nessuna telecamera, ma i titoli di testa che, come al cinema, scorrono su un telo tirato in proscenio, subito dopo il prologo, e la tipica costruzione delle stanze fanno pensare che la regia (dello stesso autore) sia concepita per registrare le sequenze di una fiction o di un film. D’altronde Ivan Cotroneo è regista, sceneggiatore e autore televisivo. E anche la Sironi non è nuova del settore cinematografico.
In perfetto stile televisivo, le ipotetiche inquadrature si concentrano giustamente su Giulio: Massimiliano Gallo, in versione pirotecnica. La sua scoppiettante verve trascina il dramma di due coppie che rischiano il fallimento in un’escalation di battute comiche, di sarcasmi farseschi, di ironici paradossi, di esilaranti lazzi, molti dei quali sono certamente frutto dell’istrionismo dell’attore. L’impronta umoristica è quella tipica napoletana – l’attore non sbaglia un tempo, nemmeno negli sguardi – e discende da un’antica scuola: oserei dire, infallibile quand’è proposta secondo i dogmi della commedia dell’arte. Nei suoi toni e nelle inflessioni si legge vagamente la nostalgica vis di Troisi, che, però, ormai incarna lo spirito di una comicità classica ma recente. Gallo si concede direttamente al pubblico con parsimonia, è infatti molto attento a non dimenticare che in teatro i colleghi sono sempre presenti, e questo gli fa onore. Un paio di volte si abbandona a soliloqui, ma soltanto perché il testo glielo concede. Poi – chiamandosi Gallo e avendo ereditato nobile voce – ci regala anche l’opportunità di ascoltare un famoso brano di Luigi Tenco che Giulio sfrutta per confessare a se stesso che non sa più pensare a nient’altro che a Claudia. Ed è in questa sequenza canora che va letta la cifra della commedia leggera.
Foto: (© ???)