JOE BLACK, BRACCATO ANCHE DAI PROPRI FANTASMI
L’opera di Giampiero Rappa viene pubblicizzata al pubblico come «una commedia divertente e surreale che sfida l’incubo della vita reale». A parte un breve prologo, assai arguto e ironico, sull’importanza del mondo onirico, proposto da due operatori del sindacato dei sogni, i quali giustamente fanno notare quanto lavoro non retribuito ci sia nel distribuire e controllare i sogni di tutti, e che si tratta quasi sempre di lavoro notturno, a parte questo breve prologo, certamente «divertente e surreale», L’uomo dei sogni rispecchia fedelmente il dramma di un’immensa moltitudine di individui del nostro tempo. I temi affrontati sono precisi e scanditi con pacata severità: solitudine, depressione, egoismo, paura di affrontare la realtà, terrore di relazionarsi col prossimo, difficoltà di guardare serenamente il proprio passato e impossibilità di programmare un futuro, e – ciliegina sulla torta – una forte propensione all’incomunicabilità, perfino con i figli. Insomma, ce n’è per tutti. E non sono argomenti da ridere, tutt’altro!
Non voglio dare una brutta notizia all’autore: ma, fatta eccezione per qualche battuta, la commedia non è così divertente e nemmeno tanto surreale come la si vorrebbe annunciare. Non mi si fraintenda: non è mia intenzione screditare né la ricerca né la scrittura di Rappa, anzi credo di dover assegnare un notevole punto a favore dell’autore, tuttavia quell’avvertimento letto con insistenza, sul web e sulla brochure, non giova all’impegno degli artisti che si accollano un onere molto più delicato di una semplice «commedia divertente»: mi aspettavo una serata piena di risate e invece ne sono uscito con un bagaglio carico di pensieri (e qualche angoscia) assai più pesanti, che sul momento mi hanno spinto a valutare la pièce in maniera distorta, tanto da suscitare una certa confusione.
Comunque è curioso che Rappa scelga il titolo dell’opera e il soprannome del suo protagonista con evidenti richiami a due film di successo (che, per altro, non hanno alcuna influenza sul concepimento della commedia): «L’uomo dei sogni» è del 1989 con Kevin Costner e «Vi presento Joe Black», è una pellicola interpretata da Brad Pitt nel 1998. Giovanni, infatti, è un abile disegnatore e, nel mondo dei fumetti, è conosciuto con il nomignolo di Joe Black. Ha un passato denso di soddisfazioni addirittura collabora con la Marvel, ma da tempo si è chiuso in una ferrea solitudine tra depressione e psicofarmaci. Non conduce una vita totalmente surreale, ma preferisce rifugiarsi nell’inquietudine dei sogni per paura della realtà. Circondandosi da sempre di personaggi inventati, e da lui stesso creati, si ritrova a scambiar confidenze con i suoi fantasmi che chiama per nome: Uomo nero, Uomo bianco, Uomo grigio. Li incontra, ci parla, ci litiga; ne subisce il fascino, ma pure riesce a dominarli se rispetta il dosaggio dei medicinali. Loro rappresentano le insicurezze, le paure, le ansie, ma sono anche la forza della sopravvivenza.
La regia costruisce una realtà scenica abbastanza astratta, in modo da ingannare sia il protagonista che lo spettatore, il quale non saprà mai quando Giovanni viva una situazione realistica o soltanto di fantasia. La vita sembra animarsi con l’arrivo della figlia Viola, ma gli eventi poi si sviluppano in maniera tale da lasciare il dubbio se Viola sia donna in carne ed ossa oppure soltanto una chimera. E il dubbio cresce di minuto in minuto fino all’ultima battuta. Il legame con la figlia sembra inizialmente essere fondamentale per comprendere il comportamento di Giovanni, ma sorge il sospetto che la passione per il disegno e la facilità di creare personaggi immaginari sia l’asse portante di uno straniamento molto più antico. Vien da pensare, infatti, che Viola faccia parte di questo mondo irreale sotto forma di personaggio riuscito male, sfuggito alla punta «dispettosa» della matita di Giovanni, un personaggio ribelle che tenta di guarire colui che chiama padre; e per lui inventa una sorpresa che lo scuoterà dalla sua cronica apatia.
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L’uomo dei sogni, scritto e diretto da Giampiero Rappa. Con Nicola Pannelli (Giovanni), Elisa Di Eusanio (La vicina), Elisabetta Mazzullo (Viola e Marta), Andrea Di Casa (Guido). Scene, Laura Benzi. Costumi, Lucia Mariani. Musiche, Massimo Cordovani. Disegno luci, Gianluca Cappelletti. Produzione: Viola Produzioni – Centro di produzione teatrale; Tsv – Teatro Stabile del Veneto. Alla Sala Umberto, fino al 16 marzo
Foto: Nicola Pannelli, Elisa Di Eusanio e Andrea Di Casa (© Achille Le Pera)