LA POESIA IN PALCOSCENICO DEVE DIVENTARE DRAMMA
Alessia Ferrero è una giovanissima autrice e una regista debuttante. Sente la necessità di scrivere e dimostra una certa predilezione per la scrittura teatrale. Anche lei, come tanti, trova ispirazione nei fatti vissuti o nelle storie di famiglia: ed ecco che è nato Qué será, docili isterismi per due spose terrorizzate, presentato al Centro Artemia per «SperimentArti Donna», rassegna di teatro sperimentale al femminile, curata da Paola Canepa. In realtà, di sperimentale, l’operazione ha ben poco, anzi, sia dialoghi che regia si stringono attorno a canoni e schemi abbastanza tradizionali. Cosa c’è, infatti di più tradizionale del matrimonio? Le ansie provate da Elsa e da Amelia non sono, però, determinate dall’ipotesi di cambiar vita, cioè di uscire da casa di mamma e papà per trasferirsi in quella del marito, ma più dal terrore di dover affrontare la celebrazione del matrimonio, di pronunciarne finanche la parola, tanto questa fu (il passato è d’obbligo) enfatizzata.
Quindi siamo costretti ad annotare che Alessia ha scritto – recentemente – una vicenda che narra una tipica situazione del secolo scorso: quando Elsa, innamorata di Roberto, s’è trovata di fronte al veto imposto dal padre e ha dovuto ripiegare su Franco. D’altronde il titolo, «Qué será», ci aiuta a capire che siamo tra il 1956 e il 1960, periodo in cui l’omonima canzone spopolava grazie all’interpretazione di Doris Day in una famosa pellicola di Hitchcock. Oggi un simile atteggiamento, riguardo alle nozze e alla subordinazione paterna, non sarebbe più accettabile. E nemmeno le frenetiche emozioni vissute da Amelia in procinto di sposare Diego, in tempi più recenti, possono suscitare qualche novità. Allora per quale motivo la Ferrero ha voluto scrivere e rappresentare questa sua opera?
Io l’ho intuito soltanto a fine spettacolo quando ho visto la giovane autrice avvicinarsi ai suoi genitori: il suo sguardo, quello della madre, l’abbraccio che le ha legate per qualche attimo in una simbiosi affettiva, sono elementi determinanti per comprendere che tutto nasce dal desiderio di fermare un’emozione intima e di rubarla al ricordo per restituirla alla scena, affinché questa possa rivivere. «Qué será» è stata scritta con la stessa tenera ingenua folgorazione con cui si compongono le poesie a vent’anni, ma contiene in sé la possibilità di diventare un’opera di più corposa e prudente maturità. Naturalmente non è abitudine del critico rimestare o indagare nelle vicende private degli scrittori, ma è importante capire che si tratta di un passato talmente personale che necessita di essere spersonalizzato per diventare materia per tutti. Il tema è solido (la gente, bene o male, si sposa ancora), i personaggi sono molto ben delineati, ma occorre trovare un valido motivo che giustifichi la partecipazione a una rassegna di teatro al femminile del 2025 e non del 1960. Non basta un cellulare che squilla per voltare pagina e arrivare al giorno d’oggi. Bisogna raggiungere il tempo presente con tutti i sentimenti e i valori aggiornati.
Foto: da sin, Leonardo Zarra, Alessia Ferrero e Elena Biagetti (© ???)