09 febbraio 2025

Eliseo, storia di un teatro chiuso da cinque anni (3)

POVERO CYRANO:
Á LA FIN DE L’ENVOI… IL EST TOUCHÉ!

TERZA PARTE

Barbareschi, quindi, con grande abilità e prontezza, preparò il terreno per i secondi festeggiamenti del centenario presentando uno spettacolo grandioso, il Cyrano de Bergerac, personaggio certamente eroico, anche romantico, ma soprattutto con il naso abbastanza lungo da suggerire il facile paragone con l’altrettanto famoso burattino di Collodi. Malgrado qualche maldicenza, comunque, già al fastoso debutto del 30 ottobre 2018 fu proclamato il trionfo artistico: critiche favorevoli e repliche applauditissime. Arrivarono richieste dai maggiori palcoscenici d’Italia per accaparrarsi il diritto di avere in cartellone l’evento teatrale della stagione. Il clamore che suscitò la nuova sorprendente versione del Cyrano fece apparire più luminosa una ribalta che, da lì a breve, invece, si sarebbe spenta come una candela colpita da un soffio inaspettato. Lo spettacolo, infatti, nonostante il notevole successo, improvvisamente svanì nel nulla, come nella migliore tradizione di un’arte scritta sull’acqua.

Per comprendere meglio la gloriosa vampata del classico fuoco di paglia occorre fare un passo indietro. Il 17 novembre 2017, cioè quasi un anno prima, sul Corriere della Sera si leggeva: «I fondi ministeriali ai teatri romani per il biennio 2017-2018 sono stati erogati violando la Costituzione e le norme sulla concorrenza. È il cuore del ricorso al Tar con cui il Sistina, il Cometa, il Parioli, l’Ambra Jovinelli, il Quirino e il Vittoria chiedono l’annullamento, e intanto la sospensione, dello stanziamento di 8 milioni di euro a favore dell’Eliseo diretto da Luca Barbareschi». La battaglia legale ormai era aperta. In meno di un anno (settembre 2018, cioè quando il Cyrano era in allestimento) le indagini portarono all’accusa di traffico di influenze ai danni di Barbareschi da parte della Procura. Con il patron dell’Eliseo furono coinvolti anche l’ex ragioniere generale dello Stato, Andrea Monorchio, e il giornalista Luigi Tivelli. Altre coincidenze: Monorchio è il padre di Elena, seconda moglie di Barbareschi, mentre Tivelli, consigliere parlamentare, pare avesse ricevuto – si legge nel capo d’accusa – favori economici, oltre a una rassicurazione sull’assunzione della figlia nella Casanova spa, società riconducibile a Barbareschi; entrambi – sempre secondo la Procura – avrebbero collaborato alla «mediazione illecita presso pubblici ufficiali funzionari del ministero dell’Economia e della presidenza del Consiglio per il compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio consistiti nell’inserimento dei quattro milioni nella manovra finanziaria del 2017». Ipotesi di reato che portarono i tre a essere iscritti nel registro degli indagati, rinviati a giudizio nel febbraio del 2019: prima udienza fissata per il 22 aprile 2020.

Intanto, però, il 4 marzo 2020, in piena pandemia, giunse l’ordine di chiusura per tutti i teatri romani: «Da domani – recitava l’ordinanza – saranno sospese tutte le attività di spettacolo fino al prossimo 3 aprile», data purtroppo destinata a protrarsi fine al termine della stagione 2019/20. Tuttavia, mentre il teatro Argentina, il Quirino, la Sala Umberto e via via tutti gli altri, in autunno, pur se con qualche difficoltà, riaprirono il sipario, l’Eliseo e il Piccolo mantennero accese soltanto le luci davanti agli ingressi. Dopo diciassette mesi di chiusura non giustificata, il 21 febbraio 2022, arrivò anche l’auspicata sentenza del giudice monocratico di Roma nell’ambito del procedimento legato all’inchiesta sui fondi destinati all’Eliseo: assoluzione piena per Barbareschi, «perché il fatto non sussiste». Accuse decadute anche nei confronti di Luigi Tivelli e dell’ex ragioniere generale dello Stato, Andrea Monorchio, suocero di Barbareschi. «Grande gioia per la conclusione del processo – affermò l’avvocato difensore Paola Balducci – iniziato nell’aprile 2017 che ha portato tanti dispiaceri personali e grandi difficoltà all’azienda per una vicenda che di fatto è inesistente. Giustizia è fatta». Passarono poche ore e il direttore artistico di due palcoscenici fermi già dichiarava: «Ho investito 7 milioni di euro – Messaggero del 22 febbraio 2022 – per il restauro e altri 7 per l’acquisto, mentre nel 2021 ho provveduto alla copertura delle perdite pregresse per quasi 3 milioni di euro. Sto cercando ora risorse private per avviare la prossima stagione.» Ma sugli otto milioni ricevuti dal Ministero dell’Economia calò il silenzio.

Non si fece a tempo a ritirar su la testa nella speranza di poter riaccedere alle platee di via Nazionale che giunse un secondo verdetto, stavolta pesantissimo: «La Corte Costituzionale – si legge sul Corriere della Sera del 26 luglio 2022 – ritiene illegittima l’assegnazione di 8 milioni (4 milioni per il 2017 e 4 per il 2018) al Teatro Eliseo di Roma decisa dal governo Gentiloni con la manovra bis del 2017 e sottolinea che tale aiuto è contrario all’articolo 41 della costituzione sulla libera concorrenza perché “pone un problema di differenziazione delle condizioni” tra gli operatori nel mercato dell’offerta teatrale. È l’epilogo di una vicenda giudiziaria durata oltre quattro anni nella quale il direttore artistico e proprietario del teatro, Luca Barbareschi, è finito anche sotto inchiesta penale (e poi prosciolto [anzi, assolto, ndr]) per traffico illecito di influenze. Dopo un nuovo passaggio al Consiglio di Stato, l’Eliseo dovrà verosimilmente restituire gli otto milioni con gli interessi.» Povero Cyrano: Á la fin de l’envoi… il est touché!

Un altro grande silenzio fece da prologo all’ultimo atto, un vero e proprio colpo di coda: il Teatro Eliseo messo in vendita, tramite un’agenzia, a un prezzo di 24 milioni di euro. Si ricominciò subito a fare conti e conteggi e a ripescare le cifre d’acquisto del 2018: Barbareschi avrebbe comprato tramite la Casanova Spa (anche se in un secondo tempo venne fuori il nome della Èliseo Entertainment) il teatro a sette milioni di euro; poi, però, alla conferenza stampa del 2 dicembre 2020 lo stesso patron confessò di aver sborsato 8 milioni. Quindi, in quattro anni, il valore dell’immobile è triplicato, segnando un aumento del 200%. Roba da capogiro! Ventiquattro milioni di euro, una cifra spropositata che fiaccherebbe le intenzioni di qualunque acquirente. Eppure, pochi giorni prima del Natale 2023, ecco spuntare un compratore: Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio, il 20 dicembre 2023 dichiara che l’ente che presiede da meno di 9 mesi, «è pronto all’acquisto del Teatro Eliseo con uno stanziamento di 24 milioni di euro». Una scelta nata dalla volontà di «rilanciare la cultura a Roma e dare nuova vita, non solo a un teatro storico ma anche a via Nazionale.» L’emendamento alla manovra economica fu firmato dall’assessore al Bilancio, Giancarlo Righini. Si parlò di un accordo di «valorizzazione culturale tra la Regione Lazio e il ministero della Cultura per il restauro, la rifunzionalizzazione, la valorizzazione e il ripristino della funzione pubblica». L’improvvisa proposta d’acquisto sollevò un altro polverone di proteste anche in sede regionale. La storia, a distanza di pochi anni, sembra essersi ripetuta quasi identica. E sempre a vantaggio dello stesso.

La mozione, infatti, fu subito respinta. «L’emendamento presentato dalla Giunta alla manovra finanziaria 2024 per acquistare il Teatro Eliseo – contrastarono immediatamente alcuni consiglieri dell’opposizione – è una proposta completamente priva di senso.» Parole molto decise che indussero il presidente Rocca (nemmeno 24 ore dopo) a fare marcia indietro: «In questo momento stiamo riformulando l’emendamento, sperando che si possano placare le polemiche. Se la filiera del teatro si è sentita trascurata troveremo una maniera per dare un segnale corale. Adesso stiamo capendo come ridistribuire le risorse. E comunque non ci sono interlocuzioni con la proprietà. Tuttavia, il teatro Eliseo non può rimanere chiuso, perché così è un pezzo di Roma che viene a mancare. È una cosa a cui necessariamente dobbiamo porre rimedio. Quel teatro deve riaprire e questa è la nostra intenzione.» Naturalmente lo prendiamo in parola.

Infine, nel novembre scorso, il proprietario e direttore artistico del teatro che fu regno, tra gli altri, di Romolo Valli (di cui nei giorni scorsi s’è festeggiato il centenario nella sua Reggio Emilia), a margine dell’assemblea di Confesercenti, è tornato sull’argomento: «Qualcuno deve salvare l’Eliseo. Ho chiesto aiuto al presidente Mattarella», salvo poi parlare di «boicottaggio istituzionale» verso un palcoscenico che ha fatto «la storia del teatro italiano», e anche la «storia di Roma» (Corriere della Sera del 19 novembre 2024). E solo lui, unico paladino della nostra cultura teatrale, si sta battendo da «privato cittadino» per tentare di tenerlo in vita «contro il volere dello Stato». Tuttavia, tra un disperato appello al Presidente e un disinvolto balletto sotto le stelle, aspettiamo da Barbareschi ancora alcune risposte che riguardano: 1) Come procede il saldo del debito di otto milioni da restituire? 2) Come si è conclusa la vicenda con i lavoratori dell’Eliseo, prima mandati in cassa integrazione e poi licenziati? 3) Gli abbonati della stagione 2014/2015, prima annunciata e poi cancellata, sono mai stati risarciti? 4) Cosa dirà ai cittadini romani, privati di due sale storiche in via Nazionale, quando prossimamente lo andranno a vedere all’Argentina? 5) Con quale serenità si presenterà in ribalta?

Luca Barbareschi, attuale gestore di due sale teatrali chiuse dal 5 marzo 2020, e qualche probabile grattacapo per la mente, sarà, infatti, in scena all’Argentina, da martedì 4 marzo (sic!) fino a domenica 16 marzo, con November di David Mamet, regia di Chiara Noschese. Promosso sul campo per misteriosi meriti acquisiti, e in barba ai tanti romani che attendono di rimettere piede all’Eliseo, gli è stata offerta la possibilità di poter festeggiare, sul più istituzionale palcoscenico capitolino, il primo lustro della clausura del più importante teatro italiano a gestione privata. Signor Presidente della Repubblica, visto che anche lei è stato chiamato in causa da Barbareschi, non potrà certamente trascurare che, se lo Stato siamo noi cittadini, ecco l’esempio di un’Italia «contro il volere dello Stato»: quella che ignora ogni principio di meritocrazia, di giustizia morale e di etica civile. (fn)
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Foto: Luca Barbareschi nel ruolo di Cyrano (© ???)

Fine (3/3)

 

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