08 marzo 2025

«L’uomo dei sogni» di Giampiero Rappa

Roma, Sala Umberto
7 marzo 2025

JOE BLACK, BRACCATO ANCHE DAI PROPRI FANTASMI

L’opera di Giampiero Rappa viene pubblicizzata al pubblico come «una commedia divertente e surreale che sfida l’incubo della vita reale». A parte un breve prologo, assai arguto e ironico, sull’importanza del mondo onirico, proposto da due operatori del sindacato dei sogni, i quali giustamente fanno notare quanto lavoro non retribuito ci sia nel distribuire e controllare i sogni di tutti, e che si tratta quasi sempre di lavoro notturno, a parte questo breve prologo, certamente «divertente e surreale», L’uomo dei sogni rispecchia fedelmente il dramma di un’immensa moltitudine di individui del nostro tempo. I temi affrontati sono precisi e scanditi con pacata severità: solitudine, depressione, egoismo, paura di affrontare la realtà, terrore di relazionarsi col prossimo, difficoltà di guardare serenamente il proprio passato e impossibilità di programmare un futuro, e – ciliegina sulla torta – una forte propensione all’incomunicabilità, perfino con i figli. Insomma, ce n’è per tutti. E non sono argomenti da ridere, tutt’altro!

07 marzo 2025

«Overload», Sotterraneo

Roma, Spazio Diamante
6 marzo 2025

UN’ORA DI DELIRIO DA ATASSIA CEREBELLARE DA PALCOSCENICO

Quando l’attrice comunica al pubblico che lo spettacolo è finito, comincia quella parte che gli antichi chiamavano esodo, ossia l’ultimo canto del coro. Nella tradizione della tragedia greca è la parte riservata al Deus ex machina, mentre in Overload è la parte riservata all’automobile. La compagnia si riunisce in scena al completo, ciascuno prende posto nell’abitacolo di una ipotetica vettura e partono insieme alla volta di una meta sconosciuta. Il viaggio non dura molto, ma il racconto, sia per drammaturgia, sia per intensità di recitazione, sia per pathos, cattura lo spettatore, afferra la sua attenzione e lo porta – senza fiato – fino al suono dell’ultima sillaba. In questo breve concertato a cinque accade che gli autori (il testo è firmato nel suo concepimento dal nome della compagnia, Sotterraneo, anche se la scrittura è di Daniele Villa) descrivano un episodio che non fa parte del nostro quotidiano vissuto, delle nostre abitudini, delle nostre cattive prestazioni; è un episodio per molti nuovo, benché conosciuto da tutti, e certamente mai nessuno l’ha sentito narrato con tanti particolari da renderlo addirittura affascinante nella sua crudeltà. Ebbene, l’esodo di «Overload» è l’unica parte interessante dello spettacolo; l’unica ben recitata, l’unica costruita con arguzia teatrale: la più innovativa, la più drammatica, la sola che riesce a catturare l’attenzione dell’intera platea. Applausi assicurati!

06 marzo 2025

«Edipo re» di Sofocle/De Rosa

Roma, Teatro Vascello
5 marzo 2025

NELLA TEBE DI DE ROSA SUONA UN’ORCHESTRA DI LUCI

I teorici della letteratura individuarono alcuni valori per determinare il carattere romantico di un uomo. Facilmente si giunse alla conclusione che i romantici non potevano essere raggruppati in un unico periodo storico, quello che solitamente si fa coincidere con la fine del XVIII e la prima metà del secolo successivo, ma che invece sarebbe stato più corretto affermare che ogni periodo aveva i suoi romantici, i quali attribuivano massima importanza all’integrità d’animo, alla sincerità e alla disponibilità a sacrificare la vita per un ideale. In Edipo re, questi valori, ci sono tutti: è lui che minaccia la pena dell’esilio per l’autore dell’uccisione di Laio (integrità di sovrano); è lui che vuole arrivare alla verità allorquando i sospetti lo vedono coinvolto (sincerità d’animo); ed è lui che al finale, constatata la sua colpevolezza, chiede di essere esiliato (disponibilità a sacrificare la vita per mantener fede al principio enunciato all’inizio). Edipo è un re moralmente integerrimo, colpevole solo perché gli dèi lo hanno costretto all’errore con un inganno. Se Edipo avesse saputo che Laio fosse suo padre, non l’avrebbe mai assassinato. Se non fosse stato trascinato nel delitto di uno sconosciuto a causa di una volontà superiore non sarebbe mai caduto in fallo e non avrebbe mai attirato la sciagura su di sé. Dunque Edipo, fuori dal mito, ha tutte le caratteristiche per essere un personaggio romantico.

05 marzo 2025

«Pietro Orlandi, fratello» di Giovanni Franci

Roma, Off/Off Theatre
4 marzo 2025

«SE LE PORTAVA A LETTO»

Quando uno spettacolo teatrale è in prova, il regista può tranquillamente fermare gli attori e dire: «Scusate, non ho capito bene. Ripetiamo la scena, per favore». Soltanto così si può riascoltare quel breve brano che l’orecchio non è riuscito a captare perfettamente. La mancanza di questo privilegio, che spetta esclusivamente a chi dirige l’allestimento, ieri sera, s’è fatto sentire. Ma non perché l’attore avesse sbagliato o non fosse stato chiaro nella dizione, ma per il motivo sconcertante che certe frasi, certi passaggi dell’inchiesta portata avanti dalle parole di Pietro Orlandi, fratello (testo del 2023) di Emanuela, cittadina vaticana, scomparsa a 15 anni il 22 giugno 1983, avrebbero dovuto essere ripetuti, e ripetuti ancora, per gli incredibili sospetti che lanciavano all’indirizzo del Papa in persona. Fatti gravissimi e trascritti fedelmente da Giovanni Franci in quella che lui stesso chiama una stand-up tragedy.

Teatro Eliseo


L’ingresso del teatro Eliseo in via Nazionale. Foto scattata la sera del 4 marzo 2025, ore 20.09. Questa è la miglior critica allo spettacolo che ha debuttato (martedì 4/3/2025, ore 20.00) al Teatro Argentina, protagonista Luca Barbareschi che, sul primo palcoscenico della Capitale, ha potuto festeggiare i cinque anni di chiusura e di degrado


Eliseo, storia di un teatro chiuso da cinque anni (seconda parte)

03 marzo 2025

«Fino alle stelle!» di Agnese Fallongo

Roma, Teatro Roma
2 marzo 2025

PAESE CHE VAI, CANZONE CHE TROVI!

Ogni spettacolo fa storia a sé e nessuna rappresentazione deve dipendere da un’altra o ad altra far riferimento. Cosicché anche Fino alle stelle! vive autonomamente, nonostante faccia parte di una trilogia, e, di questa, sia lo spettacolo di congiunzione: ossia, quello che è legato ad ambo le parti e che dovrebbe mantenere solida l’unione di una terna sulla povertà del secolo scorso in chiave popolare; invece, dei tre, malgrado sia quello di mezzo, sembra essere il più indipendente, il più slegato, il più «sbarazzino». Se in Letizia va alla guerra il motore trainante era la scrittura drammaturgica, mentre ne I Mezzalira, a crear fascino, era l’abilità degli interpreti, impegnati i diversi ruoli con travestimenti repentini, qui sono i ritmi, quelli incessanti tipici del vecchio avanspettacolo, a tirare la carretta e a farla correre oltreoceano, anzi scorrere piacevolmente sulla nave che li trasporta.

02 marzo 2025

«Per amore dell’amore» di Caroline Pagani

Roma, Auditorium,
Teatro Studio Borgna
1° marzo 2025

RICORDO DI HERBERT PAGANI, POETA DELLA «NUMERO TRE»

«Io lavoro al bar di un albergo a ore, porto su il caffè a chi fa l’amore». In quella stanza «numero tre» di un Albergo a ore non meglio identificato, si amò una delle coppie destinate a diventare tra le più famose del mondo, ma i loro nomi nessuno li ha mai scoperti. Sono immortalati nei versi di Herbert Pagani che nel 1969 immaginò, con parole scritte sulla musica di Marguerite Monnot, l’incontro segreto di due amanti che hanno fatto della loro ultima notte un inno straziante per gli innamorati clandestini. Per l’amore dell’amore è il titolo dello spettacolo che la «sorellina Caroline» regala alla memoria del «suo fratellone Herbert», scomparso nel 1988 a soli 44 anni.

01 marzo 2025

«Qué será» di Alessia Ferrero

Roma, Centro Artemia
28 febbraio 2025

LA POESIA IN PALCOSCENICO DEVE DIVENTARE DRAMMA

Alessia Ferrero è una giovanissima autrice e una regista debuttante. Sente la necessità di scrivere e dimostra una certa predilezione per la scrittura teatrale. Anche lei, come tanti, trova ispirazione nei fatti vissuti o nelle storie di famiglia: ed ecco che è nato Qué será, docili isterismi per due spose terrorizzate, presentato al Centro Artemia per «SperimentArti Donna», rassegna di teatro sperimentale al femminile, curata da Paola Canepa. In realtà, di sperimentale, l’operazione ha ben poco, anzi, sia dialoghi che regia si stringono attorno a canoni e schemi abbastanza tradizionali. Cosa c’è, infatti di più tradizionale del matrimonio? Le ansie provate da Elsa e da Amelia non sono, però, determinate dall’ipotesi di cambiar vita, cioè di uscire da casa di mamma e papà per trasferirsi in quella del marito, ma più dal terrore di dover affrontare la celebrazione del matrimonio, di pronunciarne finanche la parola, tanto questa fu (il passato è d’obbligo) enfatizzata.

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